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07 novembre 2011
Un saluto dal convento di Monterosso al
Mare
scrive
Fra Renato
Carissimi
tutti,
mi
han chiesto di inviare uno scritto sulla calamità naturale che
ha colpito a Monterosso e non solo, come sapete.
Le immagini che da subito son passate sui vostri schermi non han
bisogno di commenti...ma solo preghiera e solidarietà!
Quel terribile 25 ottobre mi trovavo in convento con un
gruppetto di sacerdoti, desideravo portarli ad assaporare il
buon pesce c\o un ristorante di una famiglia che mi ha accolto
come un figlio. Dalla notte precedente imperversava un'insolita
perturbazione; al momento di uscire la pioggia violenta
accompagnata da fortissimo vento ci ha bloccati in convento, la
gradinata che porta in paese era un torrente impetuoso.
Preoccupato ho telefonato alle case sotto di noi per sapere se
gli entrava quell'acqua impazzita, ho chiamato il ristorante per
disdire e tutti mi han detto di cominciare a pregare! Il mare
era molto violento e forte, le barche già messe ormai da tempo
nelle loro postazioni invernali cominciavano ad essere
inghiottite dalla forte mareggiata, i pescatori e coloro che
aiutavano a portarle ancora più al sicuro si son salvati per
pochi attimi, le onde hanno travolto alcuni di loro , ma
aiutandosi son riusciti a scappare, mentre una quindicina di
gozzi son stati inghiottiti dai flutti. Nel frattempo dalla via
principale del paese ha cominciato a scendere un torrente in
piena che cresceva a vista d'occhio. Dal nostro convento, quassù,
assistivo impotente a quanto si sarebbe consumato in poche ore
ed al peggio che stava per accadere!
Ho telefonato anche ad alcune famiglie in cima alla via Roma per
dire a tutti di scappare e mettersi ai piani superiori. Ma stava
già scatenandosi la tragica catastrofe. Si sono salvati tutti
per miracolo -molti erano intrappolati nei bar, negozi, banche ,
posta, ristoranti, la via principale è fatta solo di questi
esercizi- Molti già con l'acqua alla vita han spaccato i muri
per scappare in altri locali e per non affogare.
I bambini ed i ragazzi dalle scuole han fatto in tempo a tornare
a casa, sarebbe stata una tragedia immane!
Alle ore 15 non si distingueva più il cielo dal mare, grandine,
vento fortissimo, acqua impetuosa tanto da non vedere più
nemmeno il muro dell'orto. Ho cominciato a vedere le auto
rotolare, accartocciarsi e scaraventate in mare una dopo
l'altra. Ho invocato il Cielo che non ci fosse nessuno dentro.
La via Roma era ormai un fiume impetuoso in piena che trascinava
via tutto quanto incontrava, lo sbocco nel mare era una cascata
cha ha divorato la spiaggia e gran parte del piazzale e della
strada antistante. Purtroppo ha travolto e portato via Sandro
Usai della Protezione Civile di Monterosso mentre stava aiutando
delle persone a mettersi in salvo ... Impotente e col cuore
straziato mi son precipitato in chiesa a suonare la campana,
come facevano i nostri avi nei casi di calamità; ho chiamato i
sacerdoti invitandoli a pregare e affidare alla Madonna quanto
drammaticamente stava accadendo. Il pensiero poi è andato al
giovane sacerdote indiano che era da solo in canonica - la
chiesa è nel centro del paese - al telefono mi ha risposto che
aveva paura e vedeva la morte davanti a sè. Non potendo
scendere a soccorrerlo per il rischio troppo forte gli ho detto
di salire più alto possibile. Solo più tardi con l'aiuto
dei sacerdoti ospiti, che nel frattempo si son prodigati ad
aiutarmi per asciugare acqua da tutte la parti del convento,
siam passati dalla gradinata meno pericolosa per scendere e
raggiungere la porta del campanile più rialzata e più sicura
rispetto alle altre entrate della Canonica - i telefoni fissi e
cellulari eran ormai saltati - abbiamo fatto catena nel torrente
d'acqua per avvicinarci alla porta che ho aperto a chiave, ma
non si apriva, non capivo...dopo aver spinto con forza per
creare un passaggio ci ha investito un torrente uscente
dalla porta, son stato buttato a terra e stavo per esser
travolto dalla corrente, ma son riuscito ad aggrapparmi. Abbiamo
a fatica ritentato di aprire la porta mentre chiamavo il Don nel
frastuono del materiale che l'acqua portava in basso, lui mi
diceva di andare via... pregavo per avere la forza di spingere
quella porta per farlo uscire ... ce l'abbiamo fatta! ci siamo
abbracciati, ma la sua preoccupazione era chiudere il
portone della chiesa parrocchiale rimasto aperto. Siam riusciti
tenendoci forte l'un l'altro a salire la viuzza, o meglio
guadare il torrente, ed entrare dal portone principale. Era
l'immagine dell'apocalisse: panche, statue, mobili, altare ...
era tutto rovesciato ed accatastato e verso il fondo della
chiesa, tutto galleggiava sopra un metro e mezzo di fango ed
acqua. Ho pianto con disperazione! C'erano altre due porte da
chiudere dove entrava il flusso principale di acqua e fango, mi
so fatto coraggio e gli ho detto di seguirmi, aveva paura, l'ho
incoraggiato pregando. Appena entrato in chiesa siam riusciti a
rimuovere i tronchi ed altre materie per chiudere. A pochi metri
ho trovato ai miei piedi la bellissima statua della Madonna che
sembrava mi guardasse...mi son ancor più commosso e son
scoppiato ancora di più in pianto, l'ho accarezzata sul dolce
viso chiedendo aiuto e protezione per tutti. Un po' avanzando
sulle panche come zattere ed un po' sprofondando nel fango che
sembrava sabbia mobile, siam arrivati a metà chiesa e
incontrando l'altare coi fili ho chiesto se avesse staccato il
contatore generale ... nel panico non lo aveva fatto! Abbiamo
avuto paura! Ho chiesto alla Vergine Maria che ci salvasse da
una possibile folgorazione. Quando ho tolto la corrente
nemmeno il salvavita era scattato! Nel frattempo ho mandato il
Don dal lato più sicuro verso la sagrestia, ossia sulla
balaustra dell'altare mentre volevo chiudere la porta laterale,
lui mi diceva di tornare indietro che non ce l'avrei fatta per
l'irruenza dell'acqua. Con l'angoscia nel cuore e le preghiere
in bocca ho invocato tutta la forza per farcela. Ci son
riuscito, non so nemmeno io come, non ricordo nemmeno di aver
fatto tanta fatica...Il catenaccio più grosso era rotto, ho
chiuso con quello più piccolo dicendomi che avrebbe tenuto poco
per la forza dell'acqua così veemente che batteva contro... Ha
retto per sempre!
Dopo aver sfondato un'altra porta come via d'uscita, dal retro,
ci siam ricongiunti con gli altri preti che preoccupati ci
attendevano sulle scale della salita al convento. Siam arrivati
quassù fradici e tremanti pieni di fango col desiderio di una
bella doccia calda, purtroppo l'acqua calda non c'era già
più ...
Perfetta Letizia!
Il giorno seguente, da subito, in collaborazione con il
responsabile della Protezione Civile locale ed il Comune sono
riuscito a far giungere e coordinare i miei carissimi volontari
che con pala in mano e tanta carità nell'animo son andati porta
porta a spalare fango da mattina a sera-son stati chiamati
"angeli del fango"- mentre io visitavo, e continuo,
soprattutto gli anziani soli e portando non solo conforto, ma
pasti e bevande calde.
Mi ha colpito il fatto del Ristorante "La Cambusa",
ora inesistente - molto conosciuto da chi frequenta il convento
- ci ha sempre accolto con particolare attenzione ed ora portare
a loro la pentola del minestrone o della pasta, mi
ha commosso.
Inoltre con l'acqua di riserva della cisterna abbiamo fatto il
bucato per chi aveva bisogno, per ora non arriva ancora acqua
dall'acquedotto, ma ne abbiamo di scorta...
In due ore ho fatto organizzare tramite mia sorella che
sta a Milano, una catena di solidarietà per comperare un
centinaio di stivali, guanti da lavoro, mascherine, torce, pale,
cariole, viveri, che mi han recapitato con urgenza. Ho invitato
anche il gruppo della protezione Civile del mio paese in
Valtellina -veri bulldozer- non hanno esitato a partire.
Si son susseguiti al convento altri volontari arrivati da
ovunque, han trovato qui un appoggio sicuro e fraterno. In poco
tempo abbiamo ripulito la chiesa parrocchiale di San Giovanni e
la sacrestia dalle tonnellate di fango e detriti, ma è
inagibile, è stata devastata! La gente viene a messa da noi.
Faccio il giro delle vie per notificare le urgenze ed i bisogni.
In questi giorni l'allarme di altro mal tempo ha portato,
oltre alla paura, a sfollare 100 persone, alcune son da noi.
Vengono delle psicologhe perché diverse di esse son state
scioccate, ricordano ancora l'alluvione del 1966 che allora come
oggi si era abbattuta su Monterosso.
Alcuni bambini sfollati nei paesi limitrofi non voglion più
tornare per la paura! Un giorno son andato per incontrarli c/o
un albergo dove vengono radunati per salutarli, ma essendo
usciti per una passeggiata, non potendo donare le caramelle ed i
cioccolatini, allora per strada scartavo i dolci e li mettevo
addirittura in bocca agli spalatori sporchi di fango fino ai
capelli i quali mi dicevano scherzando che era come fare la
comunione quel giorno, altri mi rispondevano "amen".
Insomma girando ho cercato di risollevare il morale
portando oltre ai cioccolatini anche della buona grappa dicendo
loro che era "spirito di-vino" per dare forza alle
braccia per amore dei fratelli. Ne ho portata una anche al
Centro Operativo in Comune per avere le idee più chiare ed
illuminate sul da farsi...hanno apprezzato!
Ho visto anche tanta buona volontà e solidarietà nel
collaborare per risollevarsi! Ho visto gente che non si
parlava da tempo, prendere la pala assieme ed aiutarsi. Ho
ricevuto tante critiche di sfogo -per fortuna poca rabbia- tanta
richiesta di preghiere, ma in particolare il grazie alla Vergine
per essere ancora vivi perché nonostante quello che è successo
avrebbero dovuto esserci molte, ma molte più vittime. Mi han
chiesto appena sarà possibile di celebrare una messa di
ringraziamento alla Madonna per lo scampato pericolo della vita.
E' venuto il Vescovo, era scosso, mi ha pregato e ringraziato di
restare tra la gente.
La
situazione a Monterosso (e nel vicino paese di Vernazza) è
davvero catastrofica; chiunque è venuto qui a dare una mano ha
detto: ma dalle immagini della televisione - benchè terribili -
non si riesce a comprendere fino in fondo quello che è
successo. Abbiamo visto negozi e ristoranti con due metri di
fango e terra al loro interno; arredi anche costosi e molto
pesanti completamenti distrutti e accatastati nei locali ricolmi
di acqua e di fango;la maggior parte della gente ha perso la
propria attività; la signora del panificio mi ha detto:
"questa non è principalmente una perdita economica, ma la
perdita di tutta la nostra vita". E come non le si può
dare ragione quando vedi persone che avevano messo tutto in
quegli ambienti, per renderli ancora più belli e attraenti per
chi li veniva a visitare. Molta gente è sfollata e la verità
è che la vita in paese è davvero dura. Oltre alla paura delle
ulteriori piogge di questi giorni ci sono tante difficoltà. La
luce è stata ripristinata da poco in buona parte del paese ad
eccezione di quei luoghi dove ancora acqua e fango possono
creare pericolo; non ci sono ancora i telefoni fissi; mancano
inoltre il gas (e quindi il riscaldamento), l'acqua nelle case
(sono stati creati degli impianti comuni nelle piazze, ma si può
immaginare che cosa significhi portare qualche tanica d'acqua
fino a casa-su per quelle scale ripide in tutto il paese...- e
poi dentro case dove il fango appiccicoso ha devastato tutto ed
tutto è da pulire) la fognatura (per i propri bisogni sono
stati allestiti alcuni bagni chimici sul molo e la gente è
invitata a portare i propri escrementi in sacchetti di plastica
da deporre in contenitori comuni). Fin dal primo giorno è stata
allestita una cucina da campo, ora da alcuni giorni questa è
diventata un tendone della Protezione Civile con allestiti oltre
300 posti a sedere dove la popolazione, i volontari e chi porta
aiuto ha la possibilità di consumare almeno un pasto caldo.
Molta gente che non ha i mezzi in casa deve usufruire di questo
servizio (anche con i bambini) sia per la colazione che per il
pranzo e per la cena.
La
gente di Monterosso, come dicevo, è stata molto solidale e
subito si son tutti rimboccati le maniche; ho visto il terrore
negli occhi di molti (soprattutto anziani) nel ricordo del
pomeriggio e notte del 25 ottobre, ma tutti, ripeto tutti, son
stati bravissimi e non si son fatti scoraggiare. Ho visto gente
che non ha perso il sorriso nè la forza d'animo, qualcuno anche
scherzava mentre era immerso nel fango con vanghe e badili. La
gente ha molto bisogno anche di parole di conforto, ma tutti
stanno lottando con orgoglio per il proprio paese, perla
naturalistica conosciuta in tutto il mondo, che ora è ferita,
piegata e distrutta. Al funerale di Sandro Usai ha partecipato
tutta la popolazione; è stato un momento spiritualmente molto
intenso ma anche di grande solidarietà umana e di
riconoscimento civile. E fra le lacrime di tutti, un monterossino
ha letto accorate parole ed ha concluso dicendo: "Noi di
Monterosso ce la faremo, e ricostruiremo il nostro paese ancora
più bello e nuovo; e quando sarà tutto a posto faremo una
grande festa e sarà la festa più bella che si sarà mai
vista!"
Carissimi
tanti mi chiedono cosa si può fare. Per ora con l'allerta in
atto siam tutti fermi. Attendo dal Responsabile della Protezione
Civile di Monterosso e dal Comune il da farsi e cosa serve. Lo
comunicherò. Per ora in collaborazione con i Frati Cappuccini
di Genova ho creato la possibilità di raccolta fondi che
serviranno per aiutare soprattutto chi ha avuto i più grandi
disagi, valuteremo poi come sarà meglio intervenire.
So che molti si son già attivati generosamente e con grande
sensibilità. San Francesco e la Vergine Maria vi benedicano !!!
Con l'aiuto di tutti questo meraviglioso luogo potrà davvero
rinascere, ne sono convinto come tutte le persone che vivono
qui.
Comunque io sto bene, il convento ha retto (solo alcuni
cedimenti nella vigna con enorme buche, le crepe dei muri di
cinta si son allargate in modo preoccupante, andranno fatti
interventi grossi di rafforzamento)
Ciò che mi ha commosso quando son partiti i miei carissimi
"angeli del fango", ringraziandoli, mi han pregato di
non farlo più perchè lo han fatto perchè era un dovere per
"la mia e loro gente"! Pregate tutti con noi !
Pace e bene con affetto p. Renato
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